Unisciti a 8.000+ investitori che ogni settimana si affidano alla nostra visione per navigare i mercati con chiarezza e precisione. Unisciti a loro e ricevi gratis ogni sabato la nostra newsletter — un’analisi essenziale per cogliere opportunità che il mercato non vede.
Energia × Intelligenza: la nuova formula della ricchezza
“La ricchezza è il prodotto di energia moltiplicata per intelligenza — energia incanalata in manufatti che migliorano la vita umana.” (cit. Buckminster Fuller)
L’intuizione del visionario americano, ripresa anche da Elon Musk, suggeriva un fuoco interiore che alimenta il valore stesso ben oltre quello monetario. Ma attenzione gli strumenti che costruiamo finiscono anche per costruire noi: le tecnologie non si limitano a generare prosperità, ma plasmano la società.
Oggi il dominio dell’intelligenza artificiale è intrecciato con la sicurezza nazionale e con la crescita economica. Le politiche pubbliche — come la detassazione totale degli investimenti in conto capitale (CapEx) fino al 2031 introdotta dal presidente Donald Trump — stanno già dando il via ad un nuovo superciclo di investimenti.
I mercati non raggiungono i loro top perché “le valutazioni sono troppo alte”, ma quando la liquidità si esaurisce. È per questo che, nel resto del decennio, gli investitori dovranno abituarsi a sentire ricorrenti (e infondate) previsioni di bolla da parte del consenso di mercato.
La storia parla chiaro.
La Gilded Age degli anni 1890 lo dimostra: la bolla ferroviaria esplose nel 1893, innescando una crisi finanziaria. Accadrà qualcosa di simile con l’Intelligenza Artificiale Generale (AGI)?
Forse. Ma, a mio avviso, un tale momento di resa dei conti non arriverà nel prossimo futuro — se mai dovesse arrivare.
Siamo a un punto di svolta storico, in cui energia e intelligenza si fondono. L’assioma di Fuller appare oggi profetico: energia e AI non sono più due fattori separati, ma una singola forza dinamica capace di ridefinire le fondamenta del valore.
L’era dell’intelligenza artificiale, della blockchain e delle infrastrutture digitali non rappresenta una deviazione dalla storia, ma un balzo in avanti.
Ogni rivoluzione economica costruisce una nuova infrastruttura: la ferrovia, l’elettricità, Internet. Oggi stiamo iniziando a finanziare il nucleo infrastrutturale della prossima.
Non si tratta di capitale speculativo in cerca di miraggi. È una rifondazione globale dell’economia.
All’incrocio tra energia abbondante e a basso costo e intelligenza digitale autoevolutiva, stanno emergendo i nuovi motori della prosperità: data center grandi come stadi, sistemi algoritmici ultra-rapidi e blockchain transnazionali che custodiscono fiducia oltre i confini.
Queste piattaforme non sono mode: sono l’impalcatura dei prossimi decenni. L’infrastruttura dell’economia digitale guidata dall’AI è in costruzione.
Sì, siamo ancora agli inizi. No, non siamo in una bolla.
Stiamo entrando in un superciclo di investimenti in capitale fisico, dove politiche pubbliche e potere economico si incontrano per orientare gli incentivi verso asset tangibili e infrastrutture digitali, sostenuti da energia accessibile che alimenta il predominio dell’AI.
La ricchezza del futuro non sarà un semplice bilancio, ma uno stato dinamico in cui efficienza energetica, amplificazione dell’intelligenza e reti globali co-creano valore su scale senza precedenti.
Gli analisti hanno smesso di temere l’inflazione per iniziare a temere una presunta “bolla dell’intelligenza artificiale”. Nulla di sorprendente.
Alcuni osservatori sostengono che l’hype sull’AI stia superando la realtà. In realtà è l’opposto: non c’è abbastanza potenza di calcolo per soddisfare la domanda crescente. Siamo nel pieno di una corsa agli armamenti digitali.
Gli investimenti in AI, in rapporto al PIL statunitense, non sono eccessivi; gli hyperscaler destinano quasi il 20% dei ricavi al CapEx, ben sopra le medie storiche. Tuttavia, con la piena deducibilità fiscale del CapEx al 100%, quanto senso hanno ancora i confronti storici?
Le bolle non esplodono per colpa delle valutazioni, ma quando la liquidità si prosciuga.
In uno scenario globale di reflazione, in cui il debito viene eroso dall’inflazione stessa, gli investitori dovrebbero ignorare il chiacchiericcio sulle bolle a breve termine. Le valutazioni ora non contano.
Per risolvere l’attuale crisi fiscale dobbiamo tornare a crescere, come accadde dopo la Seconda guerra mondiale: espansione dell’offerta, crescita reale, inflazione contenuta.
Il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha sottolineato la necessità di sfruttare appieno il “bilancio nazionale”, spingendo verso un’economia “a pieno regime”, accompagnata da una rivalutazione dell’oro, dall’integrazione di Bitcoin, da investimenti diretti dello Stato in azioni societarie e da politiche che stimolino investimenti produttivi.
Pensiamo ai computer dedicati all’AI come ad autostrade, e ai token come ad automobili.
Nell’ultimo anno, il traffico è aumentato di cento volte. Anche aggiungendo corsie e semafori più intelligenti, la domanda supera di gran lunga l’offerta.
Le aziende stanno “prendendo in prestito” capacità di calcolo da altre funzioni per gestire l’ondata. La vecchia visione dell’era delle telecomunicazioni — quella del miglioramento esponenziale continuo — è ormai superata.
Oggi solo gli upgrade di breve periodo di Nvidia e AMD aumentano la velocità delle autostrade digitali, ma non tengono il passo con il diluvio di nuove auto.
Entro il 2030 potremmo avere dieci volte più centrali elettriche informatiche, ma se la domanda restasse su questi livelli saremmo comunque in ritardo.
Ogni nuova corsia viene saturata all’istante. Chi parla di eccesso di capacità AI non coglie il punto: non è una bolla guidata dall’offerta, ma una carenza strutturale di potenza di calcolo.
I carichi di lavoro dell’AI sono esplosi come il traffico di una città cresciuto troppo in fretta: nemmeno nuove strade e semafori riescono a reggere.
L’era in cui i computer raddoppiavano la loro velocità ogni pochi anni è finita. Ora servono salti qualitativi solo per restare al passo.
In sintesi, mentre gli scettici discutono di bolle, la realtà è una scarsità invisibile. Gli sviluppatori corrono per colmare il divario, ma l’offerta resta indietro rispetto alla domanda.
Non esiste una bolla. Esiste una corsa contro il tempo per costruire abbastanza strade prima del prossimo ingorgo digitale.
Dimentichiamo il mito della bolla: l’intelligenza artificiale è tutt’altro che sopravvalutata.
Con investimenti pari appena all’1,5% del PIL, siamo solo all’inizio. Nel XIX secolo, gli investimenti ferroviari raggiunsero il 6% del PIL e cambiarono il mondo.
L’AI sta crescendo con un’ambizione ancora più grande.
L’Intelligenza Artificiale Generale (AGI) si fonda su un principio tanto semplice quanto spietato: una funzione obiettivo che definisce ciò che un sistema deve realizzare.
Ma più ambizioso è l’obiettivo, più alto è il conto energetico. I modelli di ultima generazione consumano elettricità su scala cittadina, alimentati da una rete globale di data center che si espande a ogni ciclo di addestramento, a ogni inferenza, a ogni interazione.
L’AGI non rappresenta solo un software più intelligente, ma un cambio di paradigma: menti autonome capaci di definire i propri scopi.
Mentre l’AI odierna segue obiettivi imposti dall’uomo, l’AGI potrà immaginare nuovi obiettivi, adattarsi a contesti differenti e risolvere problemi aperti.
Chi vincerà questa corsa non conquisterà soltanto una quota di mercato, ma un vantaggio strategico su scala industriale, sociale e geopolitica.
L’energia è il filo conduttore che unisce l’ambizione ai risultati.
L’energia economica e sicura diventa la risorsa strategica che alimenta un boom generazionale di investimenti in capitale fisico.
La potenza richiesta da sistemi di livello AGI non crescerà semplicemente: esploderà.
L’energia non sarà più una voce di bilancio, ma il motore stesso della spesa globale in capitale.
Migliaia di miliardi di dollari confluiranno nell’espansione delle reti elettriche, nella produzione di chip, nei sistemi di archiviazione, nei data center iperscalari e nelle infrastrutture digitali sicure.
Per molte nazioni, vincere questa corsa significherà garantire sicurezza nazionale e sovranità economica, come un tempo accadde per la supremazia energetica e industriale.
L’architettura della definizione degli obiettivi diventerà il mezzo attraverso cui l’intelligenza plasma le proprie mete — tanto decisiva quanto i risultati che produce.
Ogni strumento che costruiamo finisce per costruire noi stessi.
Nei prossimi cinque-sette anni si dispiegherà un superciclo di investimenti in capitale fisico, all’intersezione tra energia, intelligenza e infrastruttura.
Gli strumenti che creiamo diventeranno agenti di trasformazione di società, mercati e ambizioni collettive.
La posta in gioco va ben oltre la tecnologia o il commercio.
Essa minaccia di ridisegnare l’ordine economico globale e di ridefinire la sovranità nazionale in funzione di chi costruisce, alimenta e, in ultima istanza, controlla intelligenze autonome e auto-motivate.
Il percorso attuale è una storia di amplificazione incessante: ogni nuova tecnologia ridefinisce ciò che è possibile e, insieme, aumenta il valore e il costo di ogni dollaro e ogni watt speso.
I data center americani sono destinati a raddoppiare il consumo energetico nei prossimi cinque anni, mentre la rete elettrica dovrà aggiungere circa 95–100 gigawatt di nuova capacità.
I limiti delle reti stanno diventando colli di bottiglia strategici: le utility pianificano con anni di anticipo, e regioni come il Texas, dove l’energia è abbondante e a basso costo, stanno attirando capitali e innovazione.
Nel frattempo, la Cina avanza a pieno ritmo.
Questa non è una bolla speculativa.
È un dispiegamento concreto, tangibile e inarrestabile, come lo furono la costruzione delle ferrovie o delle acciaierie.
Come già detto, questa è una corsa agli armamenti per la supremazia globale dell’AI.
Per alimentarla servono gigawatt di capacità, e la corsa è destinata a durare almeno fino al 2031.
Siamo solo all’inizio quindi, ma THÉMA, il nostro portafoglio di lungo termine, segna già un +56% YTD alla vigilia di Halloween.
R.A.P.T.OR., il nostro modello proprietario più tattico, continua a generare sovraperformance estrema mentre sfrutta la volatilità invece di subirla.
Sono due strumenti diversi, ma complementari: uno cavalca la tendenza strutturale, l’altro cattura il battito tattico di breve-medio termine del mercato.
Entrambi nascono comunque dallo stesso presupposto: cogliere le opportunità di questo ciclo.
👉 Vuoi un approccio di livello istituzionale per gestire i tuoi asset con metodo, disciplina e analisi basata su evidenze?
Fissa un appuntamento con noi QUI.
Come ripetiamo da settimane nelle CdS dedicate ai nostri clienti Premium, quanto abbiamo osservato ad ottobre sui mercati non è sorprendente: una certa volatilità con reazione tecnica e fondamentale perfettamente coerenti con il contesto.
Questo non deve essere scambiato con lo scoppio imminiente di una bolla.
Il trend di fondo resta chiaramente rialzista: AI, ciclo di tagli dei tassi, fine del QT della FED, Treasury General Account, deregolamentazione, boom del CapEx, crescita degli utili e un’amministrazione pro-business.
Difficile definire tutto questo un contesto macro ribassista.
Ogni ciclo rialzista conosce fasi di pullback.
Ma finché non parliamo del top finale — ipotesi oggi improbabile — l’attenzione deve restare sulla ricerca dei nomi da accumulare, non sul panico da fine ciclo.
Le trimestrali delle mega cap lo confermano: la costruzione dell’infrastruttura AI e la spesa in CapEx non stanno rallentando. Il capitale affluisce dal cashflow, non dal debito: le aziende preferiscono investire troppo che rischiare di restare indietro.
Non siamo nel 1999. Siamo nel 1987: un anno in cui il mercato corresse bruscamente, solo per poi inaugurare una delle più grandi espansioni della storia americana, durata oltre un decennio.
Se questa fosse una bolla, sarebbe la più economica di sempre.
Il forward P/E 2025 dei Magnificent 7 è circa 23x, contro 52x dei leader tech del 2000.
Nel 2000 il mercato pagava promesse; oggi paga utili e infrastrutture.
Soltanto $NVDA ha generato 130,5 miliardi di ricavi nel 2024 e punta a 250 miliardi nel 2025.
Non è euforia: è la nuova infrastruttura del capitalismo moderno.
La concentrazione non esplode: si espande.
Dai Nifty Fifty alle FAANG, ogni ciclo tecnologico è partito da pochi leader e si è diffuso all’intera economia.
Gli analisti hanno smesso di temere l’inflazione per iniziare a temere la “bolla dell’AI”. Nulla di nuovo.
Ma l’hype non supera la realtà — la realtà la sta superando.
La realtà è che non c’è abbastanza capacità computazionale per soddisfare la domanda.
Gli hyperscaler stanno investendo oltre il 20% dei ricavi in CapEx, mentre la piena deducibilità fiscale ne amplifica l’effetto moltiplicatore.
Le bolle non esplodono per le valutazioni, ma quando la liquidità si prosciuga.
E oggi, la liquidità è in espansione.
Le valutazioni forse conteranno, ma non è questo il giorno.
Per risolvere la crisi fiscale globale serve crescita — come nel dopoguerra — attraverso un’espansione dell’offerta e della produttività.
Certo l’era delle dot-com ha lasciato cicatrici e lezioni profonde.
Fu un tempo di speranze vuote, in cui l’hype superava di gran lunga prodotti e profitti. Il crollo fu brutale: la maggior parte delle società Internet scomparve, le reti di fibra rimasero inutilizzate, e il capitale lasciò dietro di sé la “dark fibre” come monumento all’eccesso di ambizione.
Ma il passato non è uno specchio fedele del presente.
Quando oggi colossi come Google, Amazon o Meta inciampano, assorbono l’impatto senza scossoni: le loro piattaforme sono indispensabili, i ricavi diversificati, i flussi di cassa solidi.
Le crisi non li annientano: li spingono a reinventarsi e ad espandersi.
Non stiamo inseguendo ottimismo vuoto, ma consolidando ecosistemi digitali che sostengono commercio, logistica, ricerca e governance.
Il rischio non è l’implosione di modelli inconsistenti, bensì una trasformazione accelerata, in cui capitale, intelligenza ed energia convergono per plasmarci.
Le bolle non sono eccezioni: sono la norma.
Ogni salto nella capacità computazionale attrae capitale prima dei profitti.
Dalle ferrovie ai canali, da Internet alla blockchain, fino all’AI, il ciclo si ripete: sovrainvestimento, euforia e nuova infrastruttura di base.
Le bolle seriali non sono un difetto del sistema, ma una sua caratteristica.
Il capitale speculativo finanzia i tubi, i server e gli algoritmi che generano valore reale quando l’adozione raggiunge l’hype iniziale.
Il crollo delle dot-com ha preparato il terreno per il cloud.
La crisi della blockchain ha permesso di costruire infrastrutture durature.
L’attuale euforia sull’AI sta raffinando l’ossatura della computazione, dei dati e dell’automazione intelligente — una struttura che sopravviverà ben oltre il clamore mediatico.
Ma oltre bit e codice, è l’energia a determinare i risultati.
Energia economica e affidabile è da sempre il fattore decisivo della supremazia industriale — e l’era digitale non fa eccezione.
AI e blockchain hanno fame di watt, e solo chi dispone di energia abbondante e a basso costo potrà mantenere il vantaggio.
Gli investitori dovrebbero guardare a utility e fonti rinnovabili capaci di offrire scala e resilienza.
L’economia delle piattaforme ora si gioca sull’efficienza energetica: chi controlla i watt controlla l’innovazione e i profitti.
Le politiche pubbliche non sono più sfondo, ma motore.
Gli incentivi fiscali alla piena deducibilità del CapEx, il reshoring delle catene energetiche e produttive, e la protezione strategica degli asset nazionali stanno comprimendo i cicli d’investimento e accelerando la necessità di scala.
La sicurezza nazionale è diventata il baricentro da cui dipende il flusso del capitale — e definisce la sovranità economica.
Questa trasformazione non è priva di tensioni.
Il passaggio dell’AI dai titoli di giornale alla produzione reale suscita insieme ammirazione e inquietudine.
La tecnologia non è neutrale: ridefinisce la competizione, sposta l’occupazione e riscrive le logiche della creazione di valore.
L’avanzata dell’AI è tanto affascinante quanto destabilizzante: i sistemi auto-miglioranti sollevano domande profonde sui limiti e sull’agenzia umana.
L’AI non è solo uno strumento — è un medium che riscriverà aspettative, mercati e processi di valore.
I veri visionari lo sanno: indirizzare lo sviluppo non è facoltativo, è una necessità.
Occorre guidare la traiettoria, costruire salvaguardie e progettare istituzioni capaci di tenere il passo con l’innovazione.
In questa accelerazione, dove si radica davvero la ricchezza?
La vera ricchezza è idee più energia.
In quest’epoca di trasformazione nasce una nuova classe di asset, guidata da Bitcoin ed Ethereum, piattaforma di valore decentralizzato fondata sul proof-of-work, teoricamente immune da inflazione e manipolazione.
La strategia più intelligente fonde il vecchio con il nuovo: coperture tradizionali affiancate a esposizioni su AI, infrastrutture computazionali, reti energetiche e valute digitali.
La ricchezza si sposta dalla mera scarsità alla scalabilità: la capacità di amplificare l’ingegno umano con la potenza delle macchine.
Il boom infrastrutturale porta una realtà netta: le forze deflazionistiche corrono accanto all’inflazione dell’ambizione.
L’eccesso di capacità riduce i costi unitari, penalizza i ritardatari e premia chi ottimizza scala ed efficienza.
Il costo marginale di calcolo e archiviazione crolla — ma non è una minaccia: accelera la creazione di valore.
Quando energia e intelligenza scalano insieme, il valore generato cresce più rapidamente dei costi di input.
Le piattaforme leader entrano in cicli virtuosi: più capacità significa costi più bassi, maggiore adozione, ulteriore innovazione.
Viviamo in un’epoca di crescita esponenziale dell’innovazione.
Il vero rischio non è l’euforia, ma l’inazione.
Wall Street oggi si agita, ma gli investitori dovrebbero capire che aspettare significa perdere opportunità storiche — incentivi politici e vantaggi di rete inclusi.
È ora di riposizionare i portafogli, mentre le applicazioni chiave stanno per entrare nella fase di diffusione di massa.
Siamo in un mercato toro secolare, e per quanto mi riguarda un obiettivo per l’S&P 500 di 8000 punti entro fine 2026 è una proiezione realistica.
Qual è dunque la strategia da seguire?
Questa non è la fase della bolla, ma la fase di accumulazione.
La finestra è ancora aperta per costuire posizioni scalabili in infrastrutture energetiche, fonderie di chip, utility elettriche e reti dati, prima che il loro pieno valore sia scontato nei prezzi.
Politiche pubbliche, urgenze tecnologiche e vantaggi di rete favoriscono chi si muove per primo e scala rapidamente.
I leader del futuro vinceranno su tre fronti: costruire piattaforme, assicurarsi energia a basso costo e promuovere l’adozione nei settori in ritardo.
Chi comprende queste dinamiche sa che il momento di agire è adesso — non per cavalcare l’onda, ma per farne parte.
La convergenza tra AI e infrastrutture digitali ha trasformato i data center nella rete elettrica dell’era moderna — il punto d’incontro tra energia e intelligenza su scala globale.
La crescita non dipende più solo dal codice, ma anche da watt e cemento.
L’energia a basso costo è diventata il vantaggio competitivo decisivo.
I carichi di lavoro generati dall’AI stanno alimentando una domanda esplosiva di potenza di calcolo: il settore potrebbe richiedere 95–100 gigawatt di nuova elettricità nel prossimo decennio, con alcuni campus AI destinati a consumare fino a cinque gigawatt ciascuno.
La capacità di assicurarsi forniture energetiche stabili, generazione in loco e aggiornamenti della rete sarà cruciale — tanto per gli operatori quanto per gli investitori.
Per chi vuole partecipare a questa trasformazione, il punto di partenza è l’energia e la materia prima:
I prossimi decenni premieranno chi saprà investire nella produzione, trasmissione e accumulo di energia, e chi manterrà un’esposizione ai principali produttori di chip e sviluppatori di infrastrutture hyperscale che alimentano i carichi di lavoro dell’AI.
La strategia — per quanto complessa nell’esecuzione — è chiara negli obiettivi: costruire asset reali su larga scala, combinare hardware, software ed energia in un unico ecosistema, ed entrare presto nel ciclo pluriennale, prima che i margini si comprimano e l’adozione diventi di massa.
In sintesi: la convergenza tra energia, intelligenza e infrastruttura definisce il superciclo del decennio.
Chi saprà posizionarsi ora non seguirà la trasformazione — la guiderà.
La convergenza tra intelligenza artificiale, infrastrutture digitali, transizione energetica e minerali critici sta ridisegnando la mappa globale degli investimenti.
Per vincere occorre investire dove energia e idee si incontrano: nell’energia primaria, nei minerali strategici, negli asset di rete e nell’hardware che permetterà all’AI di scalare.
La prossima era di crescita si scrive nei dataset, nelle reti elettriche e nei chip — un’era destinata a ridefinire come la ricchezza viene creata e distribuita.
Abbraccia il superciclo del CapEx. La piattaforma del prossimo modello economico è già in costruzione: chi saprà riconoscerla e agire ora non si limiterà a seguirne il corso, ne guiderà l’evoluzione.
Per noi investire significa pazienza. Ore di ricerca, lettura, riflessione e attesa. Quando un grande tema macro prende forma, si elabora un piano, lo si implementa e poi si aspetta.
La mia tesi è chiara: questo superciclo del CapEx culminerà nei primi anni del prossimo decennio.
Le voci di bolla sono un rumore di fondo: conta la portata straordinaria di ciò che abbiamo già davanti agli occhi. La finestra temporale non è infinita, ma è sufficientemente ampia per il capitale disciplinato e paziente deciso a ridefinire i fondamenti della ricchezza, dell’energia e dell’intelligenza.
In questo contesto il portafoglio THÉMA ha segnato un rendimento del +56% da inizio anno.
THÉMA non è un portafoglio di trading.
THÉMA non è tattico.
E non è nemmeno un “buy and hold” tradizionale.
È un portafoglio d’investimento conservativo a gestione attiva, costruito per crescere in un contesto di trasformazione strutturale dei mercati.
Come siamo arrivati a questo incredibile risultato?
Seguendo i dati, non le opinioni.
Ogni lunedì pomeriggio durante il TP FutureInsights e nel corso della settimana con le nostre analisi, condividiamo queste evidenze con i nostri clienti, in modo trasparente e documentato — perché nei mercati, come nella vita, la differenza la fa la disciplina.
Chi oggi guarda il mercato e si è perso il rally deve accettare una verità semplice: non stava seguendo i segnali giusti.
Chi investe solo per evitare le perdite finisce quasi sempre per evitare anche i guadagni.
Nel lungo periodo, i risvolti positivi superano quelli negativi, ma serve la psicologia adatta per capire che il rischio non è il nemico — è il prezzo dell’opportunità.
Le prossime fasi di consolidamento saranno decisive per posizionarsi in modo strategico, puntando sui temi strutturali della produttività: tecnologia, intelligenza artificiale, energia, tokenizzazione e difesa.
Chi vuole davvero farlo deve agire ora, a ridosso di un possibile ritracciamento.
Perché quando arriverà, bisognerà essere già pronti: pronti a gestire le posizioni in portafoglio e pronti a cogliere le nuove.
E quei momenti non saranno comodi: saranno momenti di paura, forse di panico, e sicuramente di titoli di giornale catastrofici.
Ma sono proprio quelli i momenti che costruiscono le fortune di lungo periodo.
Chi continuerà a chiedersi “quando sarà il momento giusto?” farà esattamente ciò che i media vogliono: resterà fermo, guarderà salire i prezzi e poi dirà di nuovo di aver imparato la lezione — fino alla prossima volta.
Noi non ci limitiamo a inseguire le tendenze: le anticipiamo.
Quando questo ciclo sarà ricordato come l’inizio di una nuova era economica — e come il più grande bull market dai tempi del 1999 — sarai uno spettatore o un protagonista?
Ci sono momenti in cui restare fermi equivale a retrocedere.
Oggi è uno di quelli.
Il tempo dell’attesa è finito.
Non è più questione di chiedersi se investire, ma come e con chi.
Chi è con noi lo sa: non inseguiamo il mercato — lo leggiamo nella sua lingua.
Perché chi conosce la storia non teme il futuro. Lo anticipa.
Costruiamo portafogli che non reagiscono al rumore, ma si muovono con il ciclo.
Il momento di agire è ora.
Non quando tutti se ne accorgeranno.
Se vuoi smettere di inseguire il mercato e iniziare a leggerlo con noi, prenota oggi stesso una consulenza: scoprirai come trasformare la nostra visione in una strategia concreta per il tuo portafoglio.
Vuoi un approccio di livello istituzionale — basato su metodo, disciplina e analisi fondata su evidenze?
Fissa un appuntamento con noi oggi stesso.
Numero Verde: 800 657 110
Email: info@trendpositioning.com
Prenota un appuntamento QUI
Efisio Garau
Head of Fundamental Analysis
Trend Positioning Invest
Responsabile dell’Analisi Fondamentale e Economista presso il Trend Positioning Invest, con oltre dieci anni di esperienza nel settore.
Prima di co-fondare TPRI, ha maturato oltre 10 anni di esperienza tra Credit Suisse – una delle banche d’investimento più grandi al mondo – e Accenture, una delle più importanti società di consulenza.
La sua expertise si concentra sull’analisi di banche centrali, politiche monetarie, tassi di interesse, inflazione, PIL e trimestrali aziendali, trasformando questi dati in informazioni strategiche per massimizzare i profitti, con un focus su potenziali outlier di mercato.
Insieme a Gian Massimo Usai, condivide la visione di promuovere una comprensione obiettiva del mercato, dei suoi meccanismi e delle sue anomalie. Le sue aree di competenza includono strategia di mercato, consulenza strategica, tecnologia dell’informazione e gestione aziendale.
La focalizzazione è la valuta che muove i mercati moderni. Scopri il DNA delle Super Stocks per trasformare la direzione del tuo portafoglio.
Letture consigliate:
Tesla: I Margini Ai Massimi per il Leader nell’AI
MEMOS DA GIAN MASSIMO USAI: La Rivoluzione delle Criptovalute e la Nuova Era dell’Investimento
Nvidia: Blackwell e il Data Center da 200 miliardi di dollari
$NVDA diventerà un’azienda da 10 TRILIONI di capitalizzazione
Le azioni di Palantir salgono grazie alla piattaforma di intelligenza artificiale