Tradare la Contrazione di Volatilità: un vantaggio innato dei mercati azionari

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Non voglio scrivere un articolo complicato, ma seguimi.

Cercherò di essere il più chiaro possibile, perché qui c’è una lezione fondamentale.

Oggi vogliamo analizzare il concetto di volatilità, come si evolve (cambia) e come possiamo utilizzare queste informazioni: ci sono informazioni interessanti per i trader direzionali, per gli investitori di lungo termine e anche per i gestori di portafoglio che intendono fare poco o nulla che riguardi il trading attivo.

Innanzitutto, la volatilità è un po’ difficile da capire perché non può essere misurata direttamente. 

Che cos’è la volatilità? 

Una risposta accademica precisa e facile: la volatilità è la deviazione standard della serie di rendimenti, misurata su un certo arco temporale e forse moltiplicata per un fattore di annualizzazione.

Forse non proprio “facile” come definizione.

Sicuramente è accademica ma questa definizione non coglie alcune sfumature.

Esistono altri modi utili per misurare la volatilità, come il range delle barre di prezzo (o average true range, che è uno strumento tecnico standard), l’ADR (o average daily range misurato come movimento medio giornaliero percentuale in un dato periodo) o sottraendo la volatilità dal prezzo delle opzioni o di altri derivati. 

Non c’è giusto o sbagliato, c’è solo cosa funziona meglio con una strategia rispetto a un’altra.

Ma nonostante questo il fattore che lega tutte queste misure di volatilità è che non è così facilmente osservabile come il prezzo.

Se ad esempio tu e io considerassimo periodi di tempo diversi (ad esempio settimanali e mensili) o modi diversi di misurare la volatilità, probabilmente avremmo risposte molto diverse. 

La volatilità è spesso considerata una misura del rischio o dell’incertezza. Non siamo mai sicuri di dove si troverà il prezzo di un titolo azionario in futuro, ma un’azione più volatile avrà una forbice più ampia di probabili valori finali, rispetto a un’azione meno volatile per lo stesso periodo di tempo. In altre parole, se le azioni ABC e XYZ sono entrambe da 50 dollari, ma XYZ è molto più volatile, e se dovessimo indovinare dove entrambe le azioni da 50 dollari finiranno tra un anno, forse indovineremmo 45-55 dollari come intervallo probabile per ABC, ma XYZ potrebbe ragionevolmente essere ovunque tra 20 e 80 dollari.

E questo è un vantaggio enorme per trader e investitori.

Anche in questo caso, possiamo scavare un po’ più a fondo e trovare problemi con la semplice definizione di volatilità come rischio (e questo è un argomento che ho trattato in modo approfondito nel mio libro), ma la comprensione di base – che un asset più volatile potrebbe coprire una gamma molto più ampia di prezzi – è importante.

Ma anche in questo caso c’è un problema.

La volatilità cambia. 

La volatilità di oggi può non assomigliare a quella di domani: può accadere che anche un asset “meno rischioso”  subisca una forte variazione di prezzo. Questo cosiddetto shock di volatilità comporta altri problemi: gli shock di volatilità tendono a persistere. In altre parole, quando una notizia fa esplodere la volatilità di un asset, è probabile che quell’asset continui a essere volatile in futuro.

Se vogliamo capire come si evolve la volatilità, questa è una parte importante della comprensione: gli shock di volatilità si verificano più o meno casualmente nei titoli azionari (o nei mercati) e questi shock tendono a persistere.

Ricordiamoci che la volatilità è calcolata a partire dal prezzo, quindi è in ritardo rispetto a quest’ultimo, ma c’è una comprensione importante. 

 

L’espansione della volatilità (aumento della volatilità) è legata ai movimenti di prezzo in TREND, mentre la contrazione della volatilità tende a essere associata ai consolidamenti.

 

Senza entrare troppo nei dettagli, vale la pena di ricordare che non si deve dare per scontato che trend = maggiore volatilità. 

Secondo alcuni studi infatti, la volatilità spesso diminuisce nei trend. 

Ho scelto un esempio comodo per illustrare il concetto, quindi non vi sto suggerendo di fare trading in base alle tendenze della volatilità storica. Tuttavia, saper leggere questo aspetto del comportamento dei prezzi è una parte fondamentale del kit di strumenti del trader tecnico. 

Notare il ciclo: nei consolidamenti, la volatilità si contrae, quasi come se il mercato stesse raccogliendo energia, e poi il mercato compie un movimento direzionale esplosivo. Col tempo, questa mossa si esaurisce, il mercato rientra in un trading range (consolidamento) e la volatilità inizia a contrarsi.

Il ciclo tecnico più fondamentale di questo aspetto è l’alternanza di trend e trading range, che è in realtà un ciclo della volatilità dell’asset e rappresenta per trader e investitori l’esatto momentoi in cui si può misurare il rischio e quindi le probabilità.

 

Intendo dire che la tendenza a compiere un forte movimento direzionale dopo una compressione della volatilità è una tendenza innata del mercato e quindi tradabile con un edge, ovvero un vantaggio. 

Esistono molti modi per definire la compressione della volatilità, ma questa tabella mostra un test su un sistema di compressione della volatilità molto semplice. Si noti la forte tendenza direzionale a breve termine per le azioni.

Se non scegliete di operare con un sistema come questo, vi suggerisco comunque di trarre delle lezioni importanti. 

Avete in portafoglio un titolo (un settore, un insieme di titoli, ecc.) piuttosto tranquillo? 

Come vi comporterete se il titolo subisce un’impennata, all’improvviso? 

Molti investitori lo terrebbero e spererebbero che le cose tornino alla normalità, ma se conoscete queste lezioni, vi renderete conto che un’impennata, al rialzo o al ribasso, è probabile che continui per un po’ di tempo (il lavoro di questa tabella è stato fatto su barre giornaliere, ma può essere ripetuto su intervalli di tempo molto più lunghi) e che, come minimo, la volatilità più elevata persista per un bel po’ di tempo. 

Nei mercati azionari i soldi si fanno e si proteggono prendendo decisioni intelligenti con le probabilità a proprio favore, quindi è necessario sapere come si comportano i mercati su un campione di grandi dimensioni. 

Altrimenti, stiamo solo tirando a indovinare e non sarà la definizione di “investitore di lungo termine” a salvarci.

Ora, diamo un’altra occhiata al grafico del NASDAQ, che mostra un consolidamento (contrazione della volatilità) seduto proprio su un ovvio supporto delle medie mobili. 

Questa compressione della volatilità dovrebbe avvertirci che qualsiasi movimento brusco è probabile che veda una certa espansione di volatilità. 

Questo è l’aspetto che di solito assume un mercato o un titolo prima di superare un supporto o una resistenza importante, e dove si trova il vero vantaggio di ogni trader o investitore.

 Naturalmente, ogni volta la tesi potrebbe finire per essere sbagliata, ma, su un ampio campione, gli investitori intelligenti fanno soldi facendo scelte intelligenti con le caratteristiche del mercato. 

Bisogna conoscere le statistiche.

Nasdaq

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