No, non ho invertito la direzione della macchina del tempo.
Questo è quello che scrivevo il 13 Marzo, puoi trovarlo sul nostro gruppo Facebook cliccando QUI.
Quella appena passata è stata una settimana molto attesa per i mercati, se non altro per la mole di dati macro-economici. E probabilmente indica un altro “giro di boa”
Dopo il FOMC della FED dove il chief Jerome Powell ha dichiarato di non aumentare i tassi d’interesse e, ancora una volta, le preoccupazioni per il mercato del lavoro ancora troppo “caldo” ieri è stato proprio il giorno dei dati sul mercato del lavoro.
Bad news is Good news
Come diciamo sempre non è il dato che conta, ma la reazione al dato. E questa reazione spesso dipende dal momento macro-economico e geo-politico di un preciso momento storico.
I dati di ieri mostrano che il numero di nuove buste paga è sceso rispetto alle stime (150.000 rispetto ai 180.000 attesi dagli analisti finanziari) mentre è aumentato il tasso di disoccupazione (3.9% rispetto al 3.8%).
Questa è indubbiamente una brutta notizia per le persone che stanno perdendo il lavoro e per il calo degli affari per le aziende ma un OTTIMO dato per i mercati.
Cosa significa per la FED
Significa appunto che l’economia si sta indebolendo e la FED ha un tono sempre più dovish.
Un tono dovish indica una predisposizione verso politiche monetarie espansive o accomodanti, cioè politiche volte a stimolare l’economia e a sostenere la crescita economica, fra cui la pausa e poi il taglio dei tassi d’interesse.
Ora siamo in una situazione intermedia tra i mercati che apprezzano gli effetti di tassi più bassi e di un dollaro in calo con un’economia in rapido deterioramento.
I prossimi mesi saranno rischiosi e la FED dovrà probabilmente allentare la tensione rapidamente.
L’andamento dei salari e della creazione di posti di lavoro rallenterà rapidamente l’inflazione nei prossimi mesi, favorendo un percorso inflazionistico già in discesa.
Escludendo la situazione anomala del 2020 dovuta al Covid-19, questa è la prima volta dal 2008 che vediamo un incremento della disoccupazione che segna nuovi massimi in un trend crescente (linea blu nel grafico sotto).
La FED lo sa e probabilmente è più dovish di quanto sembri.
A nostro avviso il loro timore rimane quello di commettere gli errori degli anni ’70/’80, che hanno richiesto tassi più alti a causa di un cambio di rotta prematuro.